giovedì 8 maggio 2008
MEGALOMANIA
Quante cose senza nome mi passavano per la mente mentre viaggiavamo! Come davanti ad uno schermo dalle immagini sfocate in rapida dissolvenza. Me ne stavo seduta dietro, lo sguardo perso fuori del finestrino, poco partecipe alla conversazione che si svolgeva nell'abitacolo, in quell'astrazione venatamente autistica in cui a volte sparisco.
Ogni tanto un pensiero formato emergeva dalla nebulosa del viaggio: ad esempio aver realizzato che in fondo, più che i paesaggi, musei, architetture o specialità dei luoghi, ciò che mi colpiva maggiormente erano le immagini rubate dalla macchina alla vita quotidiana di gente comune. Con i suoi modi di camminare, con i pacchi sottobraccio o le borse di plastica da cui sgusciava fuori la spesa...gente con cui a volte succedeva, per un istante, di incrociare gli sguardi. Un'intrusione fugace nella loro esistenza che mi lasciava un desiderio inappagato, un vago senso di ineluttabilità, un interrogativo: come è possibile che questa quotidianità spicciola proceda indifferente, come se niente fosse? Ma come, non si rendono conto di vivere in un posto così speciale?
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