Dedico questo breve racconto (scritto tempo fa) ad un'amica che di recente mi ha generosamente affidato il ricordo della sua infanzia speciale...
Un giorno eravamo andati a Reggio: io mia madre e mio padre. Fu in quel periodo in cui, a furia di esami e controlli medici perché non mangiavo (non ingranavo) mi trovarono di tutto: prima cosa avevo l’anemia, che mia madre preconizzava essere la porta della leucemia (assonanza dei termini?). Mi ricordo in una sala d’aspetto una signora con cui mia mamma si era confidata, che mi tirava giù la palpebra inferiore e diceva: - Ecco che si vede subito che è anemica!
Dunque eravamo andati a Reggio, viaggio che in genere per me era una festa, con partenza all’alba, treno e città . Quel giorno, dopo ore di attesa in un ambulatorio dove mi fecero altri raggi, diedero ai miei la ferale notizia: tumore attaccato al cuore.
Mia mamma si disperava in maniera appariscente e una cosiddetta infermiera, la apostrofò con una gentilezza che faceva il paio con la sua intelligenza: “Invece di fare tante scene, pensate che la vita di vostra figlia è appesa a un capello!” (e dunque che doveva fare, ridere?)
Camminavamo per strada, lungo un muro alto e grigio e mia mamma piangeva, piangeva. Volendo rassicurarmi, che non morivo, si fermò e mi disse: “Non mi ti schianti chi ciangiu, è perchì sugnu paccia!” (non ti spaventare se piango: è perché sono pazza). Mi ricordo lo sconforto che mi prese allora, perché, oltre al fatto che dovevo morire, avevo pure la mamma demente.
Sembra incredibile: eravamo una tribù (la mia era una famiglia numerosa anche per quei tempi: nove figli) e io ricordo tanti ma tanti momenti di bambina in cui mi sono sentita sola al mondo: quando i grandi litigavano tra loro irrimediabilmente o, come quella volta in giro per Reggio, con mia mamma che mi buttava sulle spalle anche il peso della sua disperazione.
domenica 23 ottobre 2011
giovedì 6 ottobre 2011
Licenza poetica
Io conosco il cuore degli uomini
lo seguo quando vola alto
portato su dalle correnti ascensionali
delle grandi passioni e dei gesti ideali
Quando distilla il succo della vita
e tronfio si esibisce
indifferente ferisce
raramente capisce
Quando baratta la coscienza
con meschina mercede
Quando professa e non crede
Quando prega
usando tutte le buone maniere
e intanto ti frega
Quando avanza a fatica
e si appende alla vita
inciampando e riprovando
nascondendo gli scacchi
digerendo gli smacchi
Quando batte in picchiata
e a fine giornata
non riesce a sperare
ma vorrebbe ululare
come un cane malato
cattivo e disperato.
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