La vita ci cambia, anche se non sempre lo sappiamo...
A volte usa la malattia per colpirti proprio nel tuo punto speciale
portando via te stesso alla tua memoria...
Negli occhi ti rimane la tristezza
il sentimento di quello che eri
ma che non ricordi più...
Tanti voti mi veni mi pensu
aundi finiru certi cosi antichi
e si è veru chi a materia resta tutta
e si puru si cangia di natura
nenti sparisci (cusì si ssicura)
volissi iri andarretu pe m’i trovu
cu sapi aundi trovanu cunsolu
Dda puma russa ‘i vitru trasparenti
ppojata i latu supra a Vigorelli
a rradiu chi pariva nu casciuni
chi davanti ndaviva du buttuni
(quand’era picciridda mi cridiva
chi d’arretu ccucciatu unu parrava)
U stipu vecchiu, cu na tenda a chjuri
E i giornaletti tutti ncatastati
chi leggiva a mucciuni di me matri
L’artarinu di maggio
U palluni d’a mostra
A bambula settata menz’o lettu
Na mazza di riganu odorusa
fora da porta mpenduta pe’ rispettu
E arretu ‘e cosi veninu paroli
ricordi di quand’eramu figghjoli
U battezzu d’e bambuli,
U rosoliu
“Tegnu apertu l’umbrellu a malaguriu…”
“Sséttati supra domani matina
e tirancillu u coddu (da gaddina)
cusì ti faci l’ovu cu ddu russi”
e po’…“Dissi to mamma mi ti curchi”
Ma arretu d’e paroli po' chi veni?
veni Tripepi cu a so strata dritta
e a ferrovia chi cumbogghjava u mari
veni nu sonu: fisarmonica a festa
e me frati Pinu chi sonandu camina
mmenz’e loiari assiemi a tant’amici
vestutu di sordatu di marina.
TRADUZIONE
Tante volte mi vien da pensare
Dove son finite le cose di una volta
E se è vero che la materia resta tutta
E sebbene cambi di natura
Niente sparisce, così si assicura
Vorrei andar indietro a ritrovarle
Chi lo sa chi ora le consola
La mela rossa di vetro trasparente
appoggiata in parte sulla Vigorelli
La radio che sembrava un gran cassone
che davanti aveva due bottoni
(quand’ero piccolina immaginavo
che accucciato lì dietro uno parlava)
Lo stipo vecchio con la tenda a fiori
e i giornaletti tutti accatastati
che leggevo di nascosto a mia madre
l’altarino di maggio
il pallone della mostra
la bambola seduta in mezzo al letto
un mazzo di origano odoroso
fuor della porta appeso per rispetto
E dietro alle cose vengono parole
Ricordi di quan’eravamo bimbi
Il battesimo delle bambole
Il rosolio
“Tengo aperto l’ombrello a mal’augurio”
“Sieditici sopra domattina
e tiraglielo il collo (alla gallina)
così ti farà l’uovo con due rossi”
E poi “Ha detto tua mamma di coricarti”
Ma dietro alle parole poi, che viene?
Viene Tripepi con la sua strada dritta
la ferrovia che nascondeva il mare
Arriva un suono: fisarmonica a festa
E mio fratello Pino che suonando cammina
In mezzo alle agavi assieme a tanti amici
Vestito da soldato di marina
venerdì 10 dicembre 2010
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Dietro le cose,le parole.E dietro le parole?Bella domanda.Tutto gira attorno alle parole,ai ricordi,ai fatti e tutto ci riporta alle persone che con quelle parole e quei fatti-fotogrammi,hanno costruito la nostra storia,piccola storia,ma nostra.E la sconfinata nostalgia mista a tristezza dietro le note di quella fisarmonica...
RispondiEliminaUn commosso abbraccio.
ciao Chicchina, so che tu mi capisci anche nei riferimenti più personali. E ti ringrazio anche per gli stimoli preziosi.
RispondiEliminaMarco Paolini, con il quale ho avuto l'onore di lavorare in un fantastico laboratorio sulla narrazione un bel po' di tempo fa (qualche anno prima che diventasse famoso) parla di memoria senza nostalgia, che acquista senso nella condivisione di una matrice comune a chi nuota nello stesso "brodo curturale"
Certo che a volte però la nostalgia è canaglia...
Bellissimi ricordi Nina,
RispondiEliminaun tuffo in una romantica atmosfera retrò, dove la semplicità era madre dei valori più belli.
Stupendo il finale con la ferrovia che nasconde il mare, e Tuo fratello con la fisarmonica come volesse fermare l'andare del tempo accompagnandolo con la Sua musica.
Un bacione :)
Muchas gracias Francesca!
RispondiEliminaDa quando qualche anno fa, tornando d'estate al mio paese, ho incontrato nella rassegna estiva i "Poeti in piazza" che leggevano o recitavano a memoria (uno di loro è analfabeta) le proprie poesie in calabrese, mi è nato il bisogno di provarci a mia volta. Naturalmente i temi che mi vengono, usando la lingua materna, sono ineluttabilmente legati a quel piccolo mondo antico...
p.s. ci hai capito qualcosa delle stranezze informatiche del blog?
Ciao Nina,
RispondiEliminahai preso una bella iniziativa nell'imitare quei poeti romantici.
Ti seguirò con piacere :))
L'informatica è la scienze più precisa e inesatta che esista, nell'attimo in cui si pensa di essere quasi esperti, ci si accorge di non avere capito nulla :)))
Con le "donne" ci vuole pazienza :))
grazie Francy
RispondiEliminapenso che sia il mio computer di casa a fare stranezze, comunque, finché in qualche modo funziona, mi accontento.
Oggi da noi nevica e fa molto freddo, aspettando primavera ti mando un caro saluto