veduta dal nostro cortile |
Veramente Alessandra, una di noi cinque , cercava di darsi un tono attribuendosi la patente di viaggiatrice, per non dire esploratrice o studiosa antropologa e continuava a ripetere che lei non era una turista. Sarà...
Avevamo affittato una casetta sulla riva dell’oceano e facevamo la spesa e ci preparavamo da mangiare su una cucinetta a gas non proprio avveniristica e per quei 22 giorni che durò la nostra vacanza ci illudemmo di fare la stessa vita degli abitanti.
mia sorella Jole ai fornelli |
Vero è anche che Bruna - la nostra capo-branco - aveva vissuto in Senegal per ben sei anni e si era anche sposata con un senegalese (dal quale aveva prontamente divorziato) e contrattava e litigava al mercato come una del posto, mentre noi che eravamo alla prima esperienza d’Africa eravamo inizialmente pervase da un buonismo appiccicoso che ben presto (almeno a me) risultò emanare un tanfo di paternalismo di cui cercai di liberarmi, non sapendo però bene quale fosse la strada meno accidentata.
Dunque dicevo quella casetta… al nostro arrivo, che avvenne di notte, mi sembrò una catapecchia insidiata dagli insetti nella quale non avrei mai e poi mai potuto chiudere occhio. Mia sorella Jole fece una mezza tragedia dicendo che lei là non ci dormiva e che voleva andare in un albergo. Mia sorella Serena, che aveva già avuto una crisi prima della partenza e voleva rinunciare al viaggio: troppo lontano, troppi pericoli, troppi scarafaggi… continuava a dire “chi me l’ha fatto fare, se volevo stare in una casa diroccata non bastava S. Pasquale?”
Sarà stato per contenere le loro ansie che non diedi sfogo alla mia e così quella prima notte le convinsi a pazientare, che domani avremmo visto. E così dormimmo tutte e tre nello stesso letto, costituito da un rialzo di cemento su cui c’era un materasso di spugna, vestite sia per il freddo che per evitare contaminazioni. Da notare che io, attenendomi ai racconti sul clima africano di Bruna, di quando diceva che passava le giornate sulla sdraio con un ventilatore davanti e uno dietro, non mi ero portata neanche il pigiama “cosa vuoi che mi serva un pigiama, con quel caldo che ti investe come un getto d’aria calda appena esci dall’aereo?” e invece, sarà stato che era fine gennaio, quella notte faceva un freddo vero e proprio.
Così per tutte le vacanze dormii vestita, con una maglia e i pantaloni più larghi che avevo.
L’indomani mattina, come ci alzammo e dalla porta finestra che dava sulla spiaggia guardammo fuori, tutto era cambiato: subito giù dagli scalini del cortiletto sul retro, si distendeva una spiaggia infinita di sabbia dorata e finissima sulla quale alcuni bronzi di Riace si allenavano correndo o facendo flessioni. Proprio di fronte a noi, l’onda dell’oceano batteva delicata su una bassa scogliera nella quale in seguito saremmo andate a caccia di granchi, il sole splendeva rendendo scintillante il panorama e i nostri cuori.
Dopo una radicale pulizia di fondo, anche la nostra casetta aveva perso l’aria desolata della notte prima e aveva acquistato dignità. (L’anno dopo, quando tornammo, riuscimmo a riaffittarla e mi commossi fino alle lacrime: già allora cominciava ad attecchire in me quell’affezionarsi ai luoghi tipico dell’età senile che avrebbe poi fatto ampio sfoggio in seguito al mio ultimo trasloco).
Ci ridistribuimmo le stanze (io ne presi una da sola che condivisi per tutta la vacanza con un ragno menefreghista che se ne stette tutto il tempo nei pressi del soffitto, senza mai darmi confidenza) ci organizzammo con le nostre cose e quello spazio disadorno diventò casa nostra, col suo bel cortile sulla spiaggia, con la doccia all’aperto e con dietro la minuscola stanzetta del guardiano (incredibile, tutte le case affittate ai turisti avevano annesso un abitacolo con guardiano compreso nel prezzo!)
donne che passavano offrendo i loro prodotti |
La regina bianca in gran Bubù alla festa dei bambini |
continua (forse)...
Che esperienza e che coraggio..Ma sono certo che ne è valsa la pena.
RispondiEliminaE poi vuoi mettere, sempre meglio di Riccione e Rimini.
Un caro saluto,
aldo.
Il coraggio è stato assorbito tutto dal viaggio in aereo di cinque e più ore con nottata a Bruxelles per aver perso la coincidenza: molto rocambolesco. Me l'hai fatto venire in mente e penso che lo racconterò prossimamente.
EliminaUn abbraccio e buona estate!
Cos' è il gran bubù?
RispondiEliminaciao ricommento domani
adesso m'ha chiamato mia moglie
Il gran Bubù è l'abito della festa che io e mia sorella Jole (è lei la regina bianca) ci siamo fatte confezionare da un sarto fantastico amico di Bruna.
EliminaDella festa dei bambini credo che racconterò ancora
A dopo
Nina
Ho ricambiato la tua visita e con sorpresa ho notato che sei l'amica di Vincenzo..Leggo spesso i tuoi commenti ogni volta che passo da lui.
RispondiEliminaLasci dei pensiero molto belli..e ti ho sempre apprezzata!!
E' un onore per me trovarne uno oggi nel mio blog..è stato molto gradito.
Ora vado un pò di fretta..oggi è una giornatina un pò pesante, ma ripasso a leggere il tuo post
Grazie di cuore
Ciao Alessandra, anche per me è un piacere la tua visita e ti ringrazio dell'apprezzamento.
EliminaCi conosceremo meglio, mi auguro, il tuo blog mi è sembrato simpatico oltre che interessante!
A presto
Che bel racconto NIna mia, mi ricorda un pochino l'Africa che scoprii in Tanzania a casa di cari amici molti anni fa, ma devo dire che malgrado l'affascinazione del luogo, non mi è mai arrivato "il mal d'Africa"...
RispondiEliminaMa rileggendo il tuo racconto mi ricordo molti aspetti di questa vita libera che a noi sinceramente sono preclusi, guardiano con lancia e coltello compreso...
Un abbraccio mondiale!!::))
Nella carissima, anche l'esperienza africana abbiamo in comune! A me il mal d'Africa venne, eccome, ma cercai di rimuoverlo, così ogni tanto riaffiora
EliminaL'anno dopo quel primo viaggio ci tornai in Senegal, poi, rinviando da un anno all'altro, non ci andai più.
Ma ancora spero c'è tempo, quien sabe...
Un abbraccio interplanetario e una buona estate a te
con molto affetto, ciao
Ho viaggiato molto ma non sono mai andata in Africa. Alcuni amici mi hanno raccontato che è una terra magica, ti conquista per i suoi profumi, per il senso di libertà che ti trasmette, per i colori e i paesaggi. C'è molta povertà ma incontri persone ricche di animo e la cosa ti lascia senza parole. In quei luoghi il comfort non esiste proprio, ci si ritrova a fare i conti con insetti e a volte con animali non proprio docili. Sono esperienze forti che mai si dimenticano aiutano ad apprezzare ciò che si ha..troppo spesso diamo tutto per scontato..Ciao Nina..buon fine settimana!
RispondiEliminaE' proprio così Alessandra: profumi e paesaggi mozzafiato. Ma ciò che più mi ha preso e mi è rimasto dentro è stato l'incontro con le persone, alcune davvero eccezionali di cui racconterò, spero, in seguito. Ciao e a presto, buona domenica anche a te
EliminaCara Nina, ho sempre avuto nostalgia dell'Africa, senza mai andarci e il
RispondiEliminatuo racconto, così come quello di Serena, che ne ha fatto addirittura un
bel libro, mi ha riempito il cuore. Come sai ho adottato la seconda bambina in Senegal, la prima ha ormai più di vent,anni, chissà che un giorno non mi venga a trovare.
La tua esperienza è stata bellissima e sei stata fortunata a viverla.
Dato che in vacanza si interrompono i normali rapporti per via del mare e del sole, ti abbraccio e ti saluto te e famiglia.
E' incredibile ma ci credo, la nostalgia dell'Africa, il mal d'Africa anche prima di vederla.
RispondiEliminaComunque sappi che non è mai troppo tardi, chissà.
Intanto ci vedremo presto a Bova, io arriverò il 28 mattina.
Ciao
una vacanza in senegal per me resta ancora un sogno
RispondiEliminaUn bel sogno allora, e ne vale proprio la pena! Ciao
RispondiEliminaSicuramente una grande esperienza di vita.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Ciao Cavaliere!
RispondiEliminaE' un interessante racconto, da continuare:-) Non conosco l'Africa che dai filmati, ho sempre pensato che mi avrebbe procurato tristezza un viaggio in un Paese così martoriato, ma forse è il voler chiudere gli occhi...Deve essere bello avere il mare davanti alla casetta, ma la compagnia del ragno mi avrebbe "forse" fatto un po' fifa:-) Un abbraccio Nina, sono esperienze indimenticabili e vere!
RispondiEliminaCiao Amica Riri, grazie. Sto continuando a scrivere di quel viaggio e a mano a mano mi vengono in mente tante cose che mi sembrano valide da essere condivise. Spero di riuscirci. A presto, un abbraccio!
EliminaQuella sul "ragno menefreghista" è stupenda!
RispondiEliminaNon sono mai andato in Africa ed anche se ho sentito parlare appunto del "male" ad essa collegato, mi attirano di più l'Asia ed il Sudamerica.
Non disdegno neanche la vecchia Europa.
Tuttavia, dell'Africa mi attira il ritmo. In effetti, tutta la musica moderna (almeno, quella che piace a me) deriva dal blues ed ancora prima, dai ritmi africani...
Salutone!
Grazie Riccardo,
EliminaParlando di musica mi hai fatto ricordare un'avventura che ho vissuto nel mio secondo viaggio, fatto l'anno dopo. Ero a Dakar e con alcuni amici senegalesi andammo nella discoteca di Youssou N'Dour. Nell'entrare pensai "sono dall'altra parte del mondo, completamente libera da tutti i legami della mia vita..." Dopo un po' che ero lì uno dei ragazzi che ci accompagnavano mi disse "C'è qualcuno che dice di conoscerti e ti vuole salutare". Era vero, era un tipo che avevo conosciuto a Mestre; ancora una volta, com'è piccolo il mondo!!!
Mi piacerebbe fare un bel viaggetto in africa..ma fammi stare bene che poi so io quello che farò!
RispondiEliminaI tuoi racconti di vita andrebbero tutti riuniti in un libro.
Buona estate!
Abbraccio
Cara Rosy, che piacere che tu abbia interrotto la tua pausa per commentare il mio post. Grazie carissima, rimettiti in forze, che si sono tante cose da fare.Grazie per il suggerimento, chissà...
RispondiEliminaUna buona estate e un abbraccio