domenica 10 aprile 2011

Grazie Concita

IL NOSTRO POSTO
 Sono cresciuta in un Paese fantastico di cui mi hanno insegnato ad essere fiera. Sono stata bambina in un tempo in cui alzarsi a cedere il posto in autobus a una persona anziana, ascoltare prima di parlare, chiedere ...scusa, permesso, dire ho sbagliato erano principi normali e condivisi di una educazione comune. Sono stata ragazza su banchi di scuola di città di provincia dove gli insegnanti ci invitavano a casa loro, il pomeriggio, a rileggere ad alta voce i testi dei nostri padri per capirne meglio e più piano la lezione. Sono andata all’estero a studiare ancora, ho visto gli occhi sbigottiti di coloro a cui dicevo che se hai bisogno di ingessare una frattura, nei nostri ospedali, che tu sia il Rettore dell’Università o il bidello della Facoltà fa lo stesso, la cura è dovuta e l’assistenza identica per tutti. Sono stata una giovane donna che ha avuto accesso al lavoro in virtù di quel che aveva imparato a fare e di quel che poteva dare: mai, nemmeno per un istante, ho pensato che a parità di condizioni la sorte sarebbe stata diversa se fossi stata uomo, fervente cattolica, ebrea o musulmana, nata a Bisceglie o a Brescia, se mi fossi sposata in chiesa o no, se avessi deciso di vivere con un uomo con una donna o con nessuno. Ho saputo senza ombra di dubbio che essere di destra o di sinistra sono cose profondamente diverse, radicalmente diverse: per troppe ragioni da elencare qui ma per una fondamentale, quella che la nostra Costituzione – una Costituzione
antifascista - spiega all’articolo 2, proprio all’inizio: l’esistenza (e il rispetto, e il valore, e l’amore) del prossimo. Il “dovere inderogabile di solidarietà” che non è concessione né compassione: è il fondamento della convivenza. Non erano mille anni fa, erano pochi. I miei genitori sapevano che il mio futuro sarebbe stato migliore del loro. Hanno investito su questo – investito in educazione e in conoscenza – ed è stato così. È stato facile, relativamente facile. È stato giusto. Per i nostri figli il futuro sarà peggiore del nostro. Lo è. Precario, più povero, opaco. Chi può li manda altrove, li finanzia per l’espatrio, insegna loro a “farsi furbi”. Chi non può soccombe. È un disastro collettivo, la più grande tragedia: stiamo perdendo la
fiducia, la voglia di combattere, la speranza. Qualcosa di terribile è accaduto negli ultimi vent’anni. Un modello culturale, etico, morale si è corrotto. La politica non è che lo specchio di un mutamento antropologico, i modelli oggi vincenti ne sono stati il volano: ci hanno mostrato che se violi la legge basta avere i soldi per pagare, se hai belle le gambe puoi sposare un miliardario e fare shopping con la sua carta di credito. Spingi, salta la fila, corrompi, cambia opinione secondo la convenienza, mettiti al soldo di chi ti darà una paghetta magari nella forma di una bella presidenza di ente pubblico, di un ministero. Mettiti in salvo tu da solo e per te: gli altri si arrangino, se ne vadano, tornino a casa loro, crepino. Ciò che si è insinuato nelle coscienze, nel profondo del Paese, nel comune sentire è un problema più profondo della rappresentanza politica che ha trovato. Quello che ora chiamiamo "berlusconismo” ne è stato il concime e ne è il frutto. Un uomo con un potere immenso che ha promosso e salvato se stesso dalle conseguenze che qualunque altro comune cittadino avrebbe patito nelle medesime condizioni - lo ha fatto col denaro, con le tv che piegano il consenso - e che ha intanto negli anni forgiato e avvilito il comune sentire all’accettazione di questa vergogna come fosse “normale”, anzi auspicabile: un modello vincente. È un tempo cupo quello in cui otto bambine su dieci, in quinta elementare, sperano di fare le veline così poi da grandi trovano un ricco che le sposi. È un tempo triste quello in cui chi è andato solo pochi mesi fa a votare alle primarie del Partito Democratico ha già rinunciato alla speranza, sepolta da incomprensibili diaspore e rancori privati di uomini pubblici. Non è irrimediabile, però. È venuto il momento di restituire ciò che ci è stato dato. Prima di tutto la mia generazione, che è stata l’ultima di un tempo che aveva un futuro e la prima di quello che non ne ha più. Torniamo a casa, torniamo a scuola, torniamo in battaglia: coltivare i pomodori dietro casa non è una buona idea, metterci la musica in cuffia è un esilio in patria. Lamentarsi che “tanto, ormai” è un inganno e un rifugio, una resa che pagheranno i bambini di dieci anni, regalargli per Natale la playstation non è l’alternativa a una speranza. “Istruitevi perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza”, diceva l’uomo che ha fondato questo giornale. Leggete, pensate, imparate, capite e la vita sarà vostra. Nelle vostre mani il destino. Sarete voi la giustizia. Ricominciamo da qui. Prendiamo in mano il testimone dei padri e portiamolo, navigando nella complessità di questo tempo, nelle mani dei figli. Nulla avrà senso se non potremo dirci di averci provato. Questo solo posso fare, io stessa, mentre ricevo da chi è venuto prima di me il compito e la responsabilità di portare avanti un grande lavoro collettivo.


L'Unità - Concita de Gregorio

8 commenti:

  1. NINA CIAO.
    Mi sono presa un bel spavento quando ho letto il commento che mi hai lasciato,cioè che non vedevi tutti i miei post . Ho telefonato subito a mia cognata Rosy e mi ha assicurato che si vedono tutti i post. Il problema è tuo . Vedo di capire il motivo.
    ho visto che hai fatto un nuovo post .
    Ora devo uscire al ritorno me lo leggo con dovuta attenzione .
    Mi piace molto come scrivi è quello che scrivi.
    A PRESTO UN BACIO LINA

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  2. Cara Nina .
    Questo posto è bellissimo .
    Come possiamo sperare in un futuro migliore se la maggior parte dei giovani cresce guardando stupidaggini come il grande fratello e facendo finta di essere fascista? crescono così perché i "grandi" non sanno guidarli.
    La scuola, l' istruzione, il lavoro ed il senso civico sono le cose che dobbiamo migliorare, per migliorare la società.
    La colpa non è dei giovani ma dei genitori che non le inculcano nei figli, di una società che con troppo permissivismo lascia che i ragazzini si prendano gioco degli insegnati e delle istituzioni.
    E' la società che deve crescere... e così miglioreranno anche gli interessi dei giovani!
    Cara Nina non ci resta che la speranza che è lunica cosa che ci ci rimane e che ci aiuta in qualunque modo ad andare avanti....se ci agrappassimo alla realtà il risultato sarebbe in negativo assoluto, questa vita è basata sul materialismo Ancora oggi mi domando.. ma in che mondo viviamo??....sperare e sperare sono la nostra a forza in tutto!
    CIAOOO LINA

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  3. Lina, concordo con il tuo pensiero: la speranza, come dici tu, non ci deve mai abbandonare ed ognuno di noi, nel proprio piccolo deve fare la sua parte per dare speranza e futuro a chi verrà dopo di noi.
    Non arrendendosi mai, non accettando le logiche scontate e pensando sempre ma sempre che il mondo può cambiare in meglio perché la vita è bella, e noi l'amiamo nonostante tutto (proprio come hai detto tu)
    un abbraccio Nina

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  4. Bel post,bell'articolo da condividere in ogni parte.La difficoltà in questo momento è di come uscire da un modello che sembra, per i più, vincente.Gli arrivisti,gli arruffoni gli imbroglioni ci sono stati sempre,ma c'era anche, forse, la vergogna che altri sapessero.
    Oggi l'arroganza,la prepotenza il superamento delle regole e delle remore sono di sistema,sono un vanto,sono sbattuti in faccia al mondo come conquiste,come trofei di
    caspacità.E parlare di valori,di buoni sentimenti di senso dello stato,di legalità sembra di essere fuori dal mondo.
    Ciao,Nina

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  5. C'est vrai Chicchina: così pare.
    E il martellamento dei media, con i disvalori presentati come mete da raggiungere è ossessivo.
    Ma io mi ostino a pensare che così pare ma non è detto che così sia.
    Penso che al di là del mondo artefatto dei media ci sia un'altra realta, quella delle persone con cui ci confrontiamo nella vita di ogni giorno che per conseguire un risultato si impegnano, che inseguono i propri sogni puntando sul talento e non sulle conoscenze, che combattono per i propri e per gli altrui diritti.
    Anche la mia giovane esperienza di blogger mi ha fatto incontrare tanta gente vera, interessante, profonda, con cui sento di condividere punti di vista meno obnubilati.
    Non so come finirà questa deriva delle coscienze (pubbliche soprattutto ma anche individuali) ma teniamo duro
    RESISTERE RESISTERE RESISTERE!!!

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  6. P.S.
    Ci vediamo a Pasqua? Io sarò a Bova dal 23.4 al 2.5

    fammi sapere Nina

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  7. Grazie Concita.. bel titolo, che condivido.
    Mi era sfuggito questo Tuo post, va divulgato. Grande Donna, grandi le donne.
    Un abbraccio

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  8. vero Francy:
    una donna giovane dall'eloquio gentile e mai aggressivo con una forza di pensiero formidabile!
    In questo quadro dalle pennellate felici sui nostri tristi tempi è riuscita a farci stare tutto perfettamente, dimostrando conoscenza, capacità di analisi, logica, passione, combattività, umanità.
    Di nuovo grazie Concita!
    un "a presto"
    Nina

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