sabato 30 marzo 2013

Il mio ricordo personale


Eravamo nel ’93 o ’94 e per me era un’occasione imperdibile: Enzo Jannacci apriva una scuola di cabaret a Milano ed erano aperti i provini per reclutare i partecipanti
Io la passione per il teatro l’ho sempre avuta e da una decina d’anni la praticavo anche, avendo cominciato  con il gruppo “Questa nave” di Venezia con cui feci appassionanti esperienze ed ebbi anche l’emozione di partecipare ad una rassegna di teatro contemporaneo, il “FESTIVAL DE OTOÑO“ a Madrid, nel ’92 con lo spettacolo “Città d’acqua” nel quale facevo la parte di Sancho Panza.
Teatro contemporaneo, cosiddetto di avanguardia, nel quale avevo già sperimentato la mia vena comica.
Insomma  quella era la mia occasione, anche perché il cabaret… anche perché Milano… anche perché Jannacci…
Avevo pronto un breve monologo che mi sembrava ideale per quel provino e perciò, senza badare alle difficoltà organizzative di famiglia e  lavoro, presi il treno e mi presentai in una palestra dove si svolgevano le audizioni. Per prima cosa ci fecero togliere le scarpe.
Nell’attesa, come sempre accade in queste circostanze, familiarizzai con gli altri aspiranti: tutti ragazzi giovani (accidenti, irrimediabilmente più di me).
Quando arrivò Jannacci con  un suo assistente, a turno ci esibimmo. Ricordo una ragazza che portò un pezzo di Bisio “Quella vacca di nonna papera” , una che ironizzò sulle frustrazioni della sua vita di impiegata, un ragazzo che presentò un  monologo  molto divertente in cui un drogato si lamentava perché aveva comprato il libro “Come vincere la droga” e non ne aveva trovato dentro neanche un grammo.
Quando arrivò il mio turno, presentai il mio pezzo dal titolo “Figli” nel quale ironizzavo su manie, comportamenti, aspettative, delusioni e distorsioni dei rapporti genitori-prole.
L’emozione della prova: io al centro della palestra, sempre scalza, gli altri ragazzi seduti per terra, Enzo su una sedia alla mia sinistra, con i piedi coperti da grossi calzini bianchi di spugna, allungati sotto un banco di quelli di scuola.
Quando finii il mio pezzo fece un bel sorriso che mi incoraggiò, e ci fu anche la risata sonora del suo assistente.
Insomma, ci sperai davvero e per un bel po’ aspettai quella telefonata che però non arrivò mai.
Seppi poi che la scuola non era  partita ma il locale sì, il Bolgia Umana, dalle parti di Cordusio.
Ci andai qualche volta, in occasione dei miei viaggi a Milano in visita alle mie sorelle. Un posto molto suggestivo, underground, con una prima sala in cui si faceva jazz e una successiva dove c’era il cabaret.

CIAO ENZO,  HO  RIMPIANTO QUELL'OCCASIONE MANCATA, MA
PORTERO' SEMPRE DENTRO DI ME, COME UN DONO PREZIOSO, QUEL TUO SORRISO...
 

lunedì 25 marzo 2013

Arieccomi...






 




com o outono nos cabelos
è vocé ainda
aquela menina,
que debruçava à janela
que queria saber...
 
 
 
 Con l'autunno nei capelli e sei ancora tu
quella bimba sul muretto che si sporge giù
Con la fronte aggrottata, preoccupata
che cos'era mai
era il futuro era la vita
è quello che non sai
O scontrosa o forse schiva
non sapevi se
ti trovavi al posto giusto
se toccava a te
Volevi esserci ma avevi paura
camminavi rasente ai muri
e la vita ti chiamava
la vita ti aspettava
Già truccata ragazzina
abbracciata al mare
con le mani nella sabbia
pronta a cominciare
Le tue scelte tutte fatte
a gran velocità
e l'esperienza che ti serve
solo a sbagliare ancora
Quante volte indifferente hai lasciato partire il treno
chi lo sa se peggio o meglio
forse era destino
Con le mani nella sabbia
con l'autunno nei capelli
e sei ancora tu
aggressiva, ancora viva
non sei stanca mai
Ci riprovi ancora adesso
scherzi, ridi a volte fingi ma non piangi mai.
Non ti aspetti più di tanto
dalla vita
ma vuoi giocare ancora
Ti va bene, ti va male
vada come va...

Sono riuscita finalmente a recuperare la vecchia fotografia alla quale faccio riferimento in questa canzoneinattesadimusica che era stato il mio primo saluto dal blog (credo passato quasi inosservato).
Così ho pensato di ripostarla, ora che la mia "perizia" informatica mi consente effetti speciali.
PS: se non si fosse capito, c'è anche la versione in portoghese, una lingua che mi piace molto...








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