domenica 6 gennaio 2013

La befana ovvero della lotta di classe


Che brutta vestina che ha Giovanna! Che brutta vestina che ha Giovanna!” (quelle antipatiche di Muccetta e Vittoria).
Io non rispondevo ma mi vergognavo, mi pareva che tutti guardassero con disprezzo quell’indumento sfilacciato e sbiadito che avevo addosso. Vedevo intorno a me solo facce cattive, e avevo il terrore di incontrare il bambino di Marsuddia.
Mi ero sentita male, avevo vomitato e le suore mi avevano tolto il grembiule per lavarlo, così addosso mi era rimasta quella brutta vestina che non era una vestina ma una sottana di quelle che mi faceva mia mamma tagliando maniche e colletto ai vestiti vecchi (tanto sotto il grembiule chi ti vede...)
Per fortuna dall’altra parte del cortile vidi Luciana, la raggiunsi e mi attaccai alla sua mano.
Luciana era anche lei una di Tripepi, e io più che amarla la invidiavo. Suo padre era il padrone del mulino e a lei le sottanine sua mamma glie le comprava bell'e fatte, con le bretelline e il merletto. Luciana aveva la biciclettina, Luciana aveva una bambola così bella che non ci faceva giocare nessuno. Quando le chiedevano “Luciana,  und'è a bambula?" lei ,che non riusciva a dire “a sarbai”, che vuol dire l’ho messa via, l'ho conservata, rispondeva “a tabbai”.

Tutte le fortune a Luciana, e non sapeva neanche parlare!
Già allora mi interrogavo sul perché di certe differenze, e sentivo che non era giusto che loro erano ricchi e noi no.
Comunque, anche se avrei voluto avere anch’io quelle belle cose, in genere me la mettevo via facilmente, anche perché ero presa dai giochi e dalle avventure capitanate dalle mie sorelle grandi. Quello che proprio non mi andava giù, però, era il fatto della Befana…
Ma perché, pensavo, se lei (la Befana) gira di notte con la sua scopa e il suo sacco, e butta a casaccio i regali nelle case dove ci sono bambini (e bisogna considerare che noi abitavamo nello stesso rione, proprio vicini vicini) com’è che la mattina del sei gennaio, quando ci troviamo tutti in strada a mostrarci i regali ricevuti, io e le mie sorelle possiamo mostrare al massimo una collanina di plastica colorata, una bambolina di pezza, Luciana esibisce bambole automatiche che bevono da sole, suo fratello Peppinello elmi con tanto di cimiero e corazze da antichi romani, spade luccicanti?!
Non mi capacitavo che la Befana fosse  così sbadata e portasse quel po’ po’ di regali proprio a loro che già erano ricchi di suo!

Quel giorno però misi da parte la lotta di classe e mi attaccai a lei, pronta a seguirla ovunque. Non le mollavo la mano. Mi sentivo a disagio e bisognosa di protezione...


30 commenti:

  1. "Tutte le fortune a chi non sa neanche parlare"... chissà perché mi ricorda qualcosa...

    E intanto, grazie a questo ricordo ho scoperto che Nina sta per Giovanna e Giovannina... :-))))

    Un abbraccio.

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    1. I ricordi spesso riecheggiano di mente in mente e di cuore in cuore. Sapessi in quanti passaggi, leggendo il tuo libro, mi sono ritrovata a rivivere situazioni e sensazioni declinate alla Nina piccola (Credo che sia in questo specchiarsi reciproco la chiave del perché...)
      Grazie della tua amicizia!

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  2. éurtroppo certi ricordi lontani lasciano un segno e, quando ogni anno ritornano quelle festività, come giàdetto. tali comportamenti bruciano ancora.
    Per fortuna C'è sempre una "Luciana" però.
    Un caro saluto,
    aldo.

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    1. Ciao Aldo, io sono ben felice di quel segno, che mi fa avere sempre presente chi sono, da dove vengo e in qualche misura perché sono come sono.
      Un abbraccio a te

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  3. I tuoi post sono sempre meravigliosi...
    e spesso teneri e commoventi!
    Ti faccio una confidenza ..ho sempre adorato le bambole di pezza e odio , ancor oggi, quelle finte bambine che piangono, fanno pipì, hanno i vestitini etc etc...
    Ti voglio bene!

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    1. Ciao dolce Nella
      grazie per aver sempre preferito quelle bambole... Pensa, mi ricordo che me le faceva mia mamma con vecchie stoffe colorate che piegava, annodava, rivoltava con mosse abili. E io stavo lì a guardare incantata le sue mani magiche finché, dopo l'ultima giravolta, veniva fuori la "pupa di pezza"
      Come mi piacerebbe saperle fare anch'io!

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  4. Domande che ci si faceva da piccole, dove l'ingiustizia era inaccettabile...per questo ho odiato questo giorno per anni, ma oggi siamo andati in giro per la città con il nostro nipotino e ne abbiamo trovata una..il sorriso del piccolo ci ha contagiati.:-) Un abbraccio e buona serata.

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    1. Riri!
      eravamo così tanti quelli poveri che non è che si soffrisse per questo, e poi avevamo dalla nostra il gioco all'aria aperta e la libertà che non aveva bisogno di giocattoli. Solo che in certe occasioni si provava un senso di sbigottimento perché quel mondo perfetto di cui ci parlavano a scuola o in chiesa, poi nella vita di tutti i giorni non lo incontravamo mai.
      Ciao carissima e un bacio al nipotino

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  5. Ah, sta Befana ! Anche lei faceva ingiustizie. Ma a me una volta mi ha premiata: eravamo a Marucumbu e la mattina nelle nostre scarpe, c'era il ben di Dio.
    Arance, mandarini, melograni e "ciciricalia" (Ceci
    abbrustoliti). Ma tra i miei ceci c'era un gemello da camicia, allora si usavano, ed io ero felicissima
    perchè avevo solo io quel tesoro. La mamma voleva convincermi che era capitato per caso, ma io mi
    sono opposta. Ma cosa dici? la Befana non sbaglia, ha voluto premiare me: un motivo ci sarà.

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    1. E si che abitavamo vicine, anzi nella stessa casa...
      Arance, mandarini, ciambelle erano un tesoro e potevano anche bastare, se il confronto non era sproporzionato... Se poi la befana aveva avuto con te quell'occhio di riguardo, come non giurarle fedeltà per tutta la vita?

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  6. Capita che si debba mettere da parte la lotta di classe
    adesso per esempio son vent'anni che l'abbiamo messa da parte
    l'importante è che sappiamodi averla messa da parte
    e la tiriamo fuori quando serve

    Cresciuti nella povertà è difficile farsi strada,
    non dovremmopermettere che ci sianodelledifferenze a scuola,
    l'istruzione dovrebbe essere gratuita per tutti,
    dobbiamo fare in modo che la scuola sia una zona franca
    in cui tutti si sentano uguali.
    Ciao nina

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    1. Su fratelli e su compagni...
      caro Massimo, io sono di quelli che non si arrendono e che puntano sempre e comunque sulla parte buona dell'umanità!

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  7. Ciao Nina, leggendoti, mi sembrava di essere di nuovo dentro a un libro che ho da poco terminato.
    E' "L'accompagnatrice" e, stranissimo, l'autrice si chiama NINA come te.
    Nina Berberova.
    La lotta di classe sembra finita da molto, ormai.
    Complimenti per come scrivi, mi piace tanto il tuo blog!
    Ciao,
    Lara

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  8. ciao Lara,
    colgo il suggerimento e cercherò di trovare quel libro di Nina Berberova.
    Grazie dell'apprezzamento che è reciproco: anche tu sei stata una bella scoperta!
    A presto

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  9. Leggendoti, sorridevo tra me.
    Questo tuo racconto inevitabilmente mi ha portato indietro di anni e posso assicurarti che tante volte mi sono trovata a dover lottare contro (come dice Lara) la lotta di classe.
    Qui devo aggiungere che la lotta di classe non è mai terminata e mai terminerà. Purtroppo!

    Ninetta cara, la lotta di classe per una bambina è un qualcosa che colpisce il suo piccolo cuore e molti suoi pezzi si frantumeranno e si passerà metà della propria vita a raccoglierli, perchè il cuore non può rinunciare a nessun pezzo che gli appartiene.
    Credo che tu hai saputo raccogliere i piccoli pezzi del tuo cuore, per questo hai un grande cuore e per questo ne riesci a parlare e il tuo raccontare è una favola che fa bene al tuo cuore e al cuore di chi ti legge.

    Ti abbraccio, ciao

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  10. cara Rosy
    hai scritto tante parole bellissime. I tuoi commenti rendono sempre prezioso ciò che ho scritto e che non aveva tante pretese di profondità. Dopo il tuo passaggio il mio raccontino acquista una luce migliore anche ai miei occhi.
    Ti ringrazio e ti abbraccio
    a presto!

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  11. Nina cara, quando ho conosciuto io la Befana, nella campagna di Marucumbo, non potevo fare confronti, perchè di bambini c'eravamo solo noi, credevamo a tutto quello che ci diceva la mamma , anche se
    la nonna ognitanto ci portava alla realtà. Come dici tu, ci bastava un pugno di ciciricalia e un mandarino ed eravamo felici, certo per te è stato diverso in paese e i confronti c'erano eccome! Un bacio.

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  12. Anche questo come altri post danno un senso al vivere e vissuto,il tuo modo di scrivere tocca e trascina,complimenti,ciao cara Nina.

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    1. caro Achab, quanto gradisco le tue parole! Ti ringrazio e ti abbraccio
      a presto

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  13. In un paese del sud, dove anche in classe, alle elementari, il più "gradito" era il figlio del dottore,anche un po' ciuccio iniziò la mia lotta di classe e continua..
    Un caro saluto.

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  14. Nicola,
    mi fa piacere pensare a quel bambino che si ribellava e ancora si ribella contro le ingiustizie!
    Perché non ne racconti di più?
    Un saluto con simpatia

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  15. Sul berlufolle mi sono trattenuto fino alle 19.35 di venerdì 11/1 poi non ce l'ho fatta più e un'ora dopo mi son dovuto sfogare.
    Chiedo scusa se non sono riuscito a fare meglio.

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  16. Sai Gianna, ho ritrovato un vecchio amico, che mi ha messo un commento sulla mia poesia "quando morirò".
    Laggilo se vuoi. Intanto ti dico che Iole mi ha prestato il libro
    "Quattro soli a motore" del tuo amico SCRIBA che ho letto, anzi divorato: dopo trovo il suo blog e farò il mio commento.
    Ciao a presto.

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  17. Cara Nina ho ascoltato il tuo consiglio ed ho scritto un episodio della mia travagliata infanzia:-) Un abbraccio forte. A presto.

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  18. Ho cercato di immaginare la tua vestina e mi è sembrata più personale e originale della sottanina comprata fatta. Forse stavi pure più calda.

    Ciao Nina

    Nou

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  19. Ad ulteriore riprova del fatto che tutto è relativo, allora per noi ciò che si acquistava confezionato era il non plus ultra mentre i vestiti cuciti dalla sarta (a casa mia da mia sorella Iole che era bravissima e ci vestiva sempre alla moda) erano meno pregiati. Acquistare un vestito alla standa ci sembrava una figata, e via di questo passo.
    Naturalmente ora è tutto il contrario, e rievocare quelle situazioni mi piace anche per sorridere di quell'ingenuità.
    Grazie della tua tenerezza per quella bambina che ti manda un bacio riconoscente!

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  20. Passo per dirti grazie e lasciarti un caro saluto.
    aldo.

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  21. La vita regala gioie e sorrisi e qualche volta qualche anche una piccola smorfia.
    Un abbraccio forte Nina
    Maurizio

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  22. Un caro saluto. Il tuo passaggio è sempre incisivo.
    N&R:

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