“Partorire
in un bosco tedesco ai tempi della grande madre Russia…”
citazione dalla risposta a un mio commento presso il blog di Massimo (o Paolo?) in cui accennavo al fatto che mio nipote era nato nel bosco
citazione dalla risposta a un mio commento presso il blog di Massimo (o Paolo?) in cui accennavo al fatto che mio nipote era nato nel bosco
Caro Massimo, il tuo equivoco mi
induce a rompere gli indugi.
È
Comprensibile che tu abbia collocato così in là nel tempo un episodio
che evidentemente ti appare incredibile possa essere avvenuto ai giorni nostri!
E invece è proprio così, Samuele Silvano ha appena sei anni e dunque l’evento boschivo risale al 14 marzo 2007, in quel di Jena, deliziosa cittadina della Turingia, ex Germania dell’est, città natale di Susan, moglie di Mario, il mio figlio “Elfo”.
Racconterò forse in futuro di loro e della loro vita nella fantasiosa comunità Toscana, dove sono tornati dopo l’intermezzo tedesco.
Dico solo che non erano nuovi all’esperienza della vita selvatica, anche Amba, l’altro mio nipote preferito, era nato “in natura”.
Dunque l’estate prima avevano ufficializzato la loro unione sposandosi in quel di Pavana: un matrimonio anch’esso molto fuori dagli schemi: spero di riuscire a proporvi qualche scena che ho girato, tanto per dare l’idea.

Dunque Germania, dunque efficienza, dunque controllo e sicurezza…
Infatti Susan era regolarmente seguita e monitorata e l’evento avrebbe dovuto avvenire in una cosiddetta “casa del parto”.
Da qui noi gustavamo un senso di tranquillità e soddisfazione a pensare che in fin dei conti erano tornati alla civiltà e che stavolta tutto sarebbe avvenuto in maniera consona e sicura.
Ma i giorni passavano e Samuele tardava, pareva non volesse saperne di camici e dottori. Così, grazie ad una primavera meno capricciosa di quest’ultima, Susan pensò di fare una passeggiata nel bosco (“casualmente” si era portata dietro tutto l’occorrente). E mentre erano nel bosco e Mario si era appisolato, capì che il momento era giunto e Samuele si era finalmente deciso a farsi avanti.
Tornò alla macchina, abbastanza lontana, prese il corredino, perse le chiavi, chiamò Mario che non la sentì, tornò carponi perché nel frattempo le doglie incalzavano e lo svegliò.
A quel punto la natura fece il suo corso, e aiutata dal marito, partorì.
Espletata questa piccola incombenza telefonarono (sì, perché il cellulare ce l’avevano!) agli altri figli che li raggiunsero in bicicletta, rientrando poi tutti assieme a casa di Heidi, la mamma di Susan la quale, sebbene tedesca, per poco non svenne.
Tutto andò bene, dunque, e dato che a noi fu raccontato per telefono a cose fatte, ne fummo contenti anche noi.
Ecco il mini filmato. La qualità originale è migliore ma qui non ho saputo fare di meglio...