Quandu vidivanu a so fotografia
mmenz’e carti di Arconti
supra a to’ scrivania
tanti ti domandavanu
Ma comu
non era chiddu d’a gran tirannia?
E tu riduliavi e nci cuntavi:
'U coriceddu tremava comu fogghja
cori battenti d’omini ntanati…
A sira a rradju chi faciva scrusciu
cu buci rutta di luntanu parrava:
"I Tedeschi assediaru a Stalingradu!"
pariva chi cchiù nenti li fermava
Mala jenìa, ferocia senza fini
rrivata nfinu aundi u nosciu cori
battiva comu fussi primu amori.
U hjatu fermu e senza zirriari
a vita noscia comu potiva stari
ancora viva
e mi si chiama vita…?
Si dda paccìa vinciva
cchjù non si riparava la ferita.
Iddu i fermau e rihjatammu fora
e cumbattimmu e cumbattimu ancora...
E po’ riduliandu tu dicivi
chi nta vita du n’omu e nto so cori
nci su ricordi a littira di focu
E puru si t’accorgi dell’errori
e chi non era oru ciò chi luci
puru u penseru resta un pocu duci.
Quando vedevano la sua fotografia
tra le carte di Arconti sulla tua scrivania
tanti ti domandavano "Ma come?
non era quello della gran tirannia?"
non era quello della gran tirannia?"
e tu un po' ridevi e raccontavi:
Il nostro cuore tremava come foglia
cuor che batteva di uomini acquattati
di sera la radio tra tanti rumori
con voce rotta da lontano parlava
"I tedeschi hanno assediato Stalingrado"
pareva che più niente li fermava...
Mala genìa, ferocia senza fine
giunta fino dove il nostro cuore
batteva come fosse primo amore.
Trattenendo il fiato senza poter parlare
la nostra vita come poteva continuare
ad essere chiamata ancora vita?
Se quella follia vinceva
più non si riparava la ferita.
Lui li fermò e tornammo a respirare
e combattemmo e combattiamo ancora...
E infine sorridendo poi dicevi
che nella vita d'un uomo e nel suo cuore
ci son ricordi a lettera di fuoco
e pure se t'accorgi dell'errore
e che non sempre è oro ciò che luce
pure il pensiero resta un poco dolce.
Complimenti per questa poesia.Salutoni a presto
RispondiEliminagrazie Cavaliere
RispondiEliminaEro molto perplessa prima di "pubblicarla" e un po' lo sono ancora: la lingua è ostica, me ne rendo conto, e per questo ho messo anche la traduzione; e anche il tema è per me impegnativo.
Poi ho pensato di approfittare dell'opportunità di farla comunque leggere (pochi che siano ho ben dodici lettori) e chiedere loro di esprimersi francamente, ogni osservazione, ancorpiù se critica, sarà la benvenuta.
Nina
La lingua è ostica,come tu dici,ma recupera in immediatezza e freschezza di immagini e sentimenti,difficilmente esprimibili in italiano,anche se hai fatto un'ottima traduzione.
RispondiEliminaCon una risposta saggia e laconica,l'interpellato ha riassunto l'esito di discussioni che si sono protratti per anni,nelle varie sedi,e che opponevano le istanze della ragione,nei più giovani alle ragioni del cuore delle persone mature che ,col cuore,avevano seguito la speranza di una nuova era di giustizia,sposandone l'idea.
Ma le idee camminano sulle gambe degli uomini,e gli uomini sono fallibili.
Una bella rivisitazione,con lo sguardo del disincanto ed il cuore ancorato al ricordo.
Ciao.
ti ringrazio cara Chicchina
RispondiEliminadel tuo commento che mi conforta.
Un abbraccio
Nina
Bella quell'aura di segretezza, di tutte quelle persone che vogliono sapere. Il linguaggio è astruso, ma a rileggere, tanto in dialetto che in italiano, si riesce a familiarizzare e a entrare in quell'aura di mistero , ed anche di paura, che la tua poesia riesce ad evocare con forza, a far vedere e sentire quello che si rischiava anche ad informarsi. Franco
RispondiEliminaciao Franco
RispondiEliminagrazie della visita e del commento.
Come butta lì a Bova? Sto per arrivare anch'io per un mega tuffo nelle acque ioniche
Nina
Caspita se sei brava!
RispondiEliminaNon Ti nascondo che con il dialeto ho fatto gran fatica a leggere ma rende meglio della traduzione il senso di questo "dipinto storico".
Complimenti Nina
ciao Francy
RispondiEliminaSono contenta che tu l'abbia letta nonostante la fatica e che ti sia piaciuta: grazie dei complimenti e della perseveranza!
un caro saluto
Nina