lunedì 3 dicembre 2012

Pina

            Si chiamava, anzi si chiama, Pina. Per me bambina era mitica: una vera Signorina, di quelle che portavano le gonne strette, con sopra quelle magliettine sottili che noi chiamavamo “gemelli”, una sotto con le maniche corte e una sopra dello stesso colore con i bottoni, che le stavano attillate e disegnavano forme bellissime. Aveva le unghie molto lunghe e laccate di rosso, che risaltavano sul bianco delle lenzuola quando si metteva sull’uscio di casa a ricamare il suo corredo da sposa: punto piatto, punto pieno, punto ombra, giglietto e giornino…
Io le invidiavo tutto: le gonne strette, i “gemelli” celesti, le unghie rosso fuoco… ma soprattutto la sua camminata ancheggiante.
          Le invidiose dicevano: guardate come si nnaca!*
         A me sembrava la quintessenza della femminilità.
         Io, che nonostante il ritardo fisico ero mentalmente molto precoce, quando ero da sola e pensavo che nessuno mi vedesse, cercavo di imitare il suo ancheggiare, ma esageravo talmente tanto che alla fine sembravo deforme.
         Le mie sorelle dicevano che era fanatica, e che si dava tante arie, raccontando che tutte le sera a casa sua mettevano in tavola del salame (sì, certo, ma era sempre lo stesso piattino che portavano avanti e indietro – a beneficio di eventuali osservatori – senza azzardarsi a prenderne neanche una fettina…)
          Quando Pina doveva stirare, si metteva fuori a scaldare il ferro, quello che dentro c’erano le braci. Mi piaceva il movimento che faceva con il braccio, come un giro completo di altalena, senza far cadere il più piccolo pezzetto di carbone.
E intanto che Pina stirava e ricamava il tempo passava… Lei non se ne curava e accumulava la sua bella dote che chissà che figurone avrebbe fatto, quel famoso giorno...
        Contava di fare un buon matrimonio, che appagasse la sua voglia di famiglia e ancor più la sua mania di grandezza. Più di un pretendente, che inizialmente si era fatto avanti, era stato giudicato troppo al di sotto delle sue aspettative, e rispedito al mittente.
        Piano piano però ne vennero sempre meno, poi più niente.
Intanto si era sposata Mariuzza e poi Micuzza, e poi Tota e poi Cata, che il marito se l’era trovato su al nord.
        E lei? Lei ricamava e stirava. E fremeva.
        Forse rimpiangeva quelli che avevano mandato l’ambasciata e davanti alla sua alterigia avevano battuto in ritirata, ma non intendeva ammetterlo e trafficava, interpellava, suggeriva, tramava alle spalle di possibili ignari fidanzati.
       Più il tempo passava, più la smania di maritarsi la divorava sempre di più. Qualunque persona di sesso maschile le capitasse di conoscere, gli chiedeva subito l’età e a voce alta, senza curarsi dello sconcerto che provocava, faceva i calcoli per verificare se poteva “andare” o viceversa era troppo vecchio o troppo giovane.
“Carne di prima scelta!” si definiva, battendosi la coscia, come un venditore che vanta la propria mercanzia.
         Ormai le sue coetanee erano tutte sistemate e molte avevano già avuto il loro primo figlio. La maggior parte di loro, dopo la gravidanza, aveva perso la linea. Con tanto da fare a star dietro a figli e marito non avevano certo tempo per le unghie o i capelli, ma chi se ne fregava… Tanto, a chi altro dovevano piacere?
          Pina era sempre curata, snella e attillata nella sua gonna pied de poule, le unghie sempre più lunghe e sempre più rosse, i capelli cotonati all’ultima moda. La sua andatura ostinatamente flessuosa, determinata a non mollare.
Ma il paese le era stretto, la merce quasi esaurita. Bisognava allargare il raggio d’azione, ampliare gli orizzonti, andare a pescare più al largo.
Era pure andata in vacanza al nord, da una sua sorella che si era sposata un carabiniere e viveva a La Spezia, ma senza fortuna.
          L’occasione arrivò l’estate successiva, quando la sua amica Cata – che viveva in un paesino vicino Milano – tornò al paese in vacanza.
Era venuta senza marito, che era rimasto su a lavorare.
Libera come quando era ragazza, aveva riallacciato fitta fitta la sua amicizia con Pina, raccogliendo le sue confidenze e appagando le sue curiosità sulle gioie del matrimonio.
         Venne fuori che il marito di Cata aveva un fratello più grande, Guido. Un tipo un po’ taciturno e timido, non bello come il suo Renzo (che in compenso parlava anche troppo) ma non ancora sposato.
L’occhio lungo di Pina lo raggiunse, lo classificò, lo giudicò idoneo.
All’insaputa di Guido, con l’amica del cuore, pianificò tutto “Appena rientri glie ne parli, lui può scendere a settembre o ottobre (appena gli danno le ferie), a novembre facciamo il fidanzamento ufficiale e a maggio possiamo convolare a nozzole” (le piaceva storpiare le parole, perché era anche simpatica).
         Detto fatto, Cata fece l’ambasciata. Guido scese ai primi di dicembre (aveva avuto qualche impiccio prima) e senza neanche capire cosa stesse succedendo, a Natale si ritrovò fidanzato ufficiale. Non fu maggio ma giugno che vide coronato il sogno di Pina: una cerimonia abbastanza ordinaria, con rinfresco nel solito salone delle cerimonie del bar Flachi: tanti sorrisi per la stampa e tanto nervosismo dietro le quinte, con ameni scambi di battute tra la sposa e i suoi familiari del tipo “butta il sangue, crepa, vaffa…” Poi partenza alla volta del Nord!
        Eppure il matrimonio funzionò (meglio di quello dell’amica/cognata che si separò qualche anno dopo). Pina non tornò più al paese, se non per qualche visita obbligatoria e brevissima (tipo funerale della madre). Si inserì benissimo nella vita del Nord, si trovò un lavoro, ebbe un figlio, imparò a parlare alla milanese, infarcendo le sue frasi di né, mica, senti che roba!
La rividi qualche anno fa, al funerale di Renzo, suo cognato. Vestita a lutto strettissimo, drammatica e teatrale col suo rossetto leggermente sbavato e il velo di pizzo nero appuntato ai capelli, addolorata come se fosse lei la vedova.
      Ogni tanto, con apparente noncuranza, se lo aggiustava un po’ più avanti o un po’ più indietro, con quelle sue unghie lunghe e laccate di rosso che sfarfalleggiavano sapienti come fossero attorno a un ricamo.

* si dondola





















43 commenti:

  1. In definitiva Pina è una donna "femmina" nel vero senso della parola. Un vero peccato che al suo paese nessuno sia riuscìto a conquistarla o a ricevere il suo gradimento.
    Un caro saluto,
    aldo.

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  2. Mi fai venire in mente Malènia di Tornatore,
    ma non nel personaggio soltanto,
    nel racconto, dietro leparolesi nasconde la vita di un paese,
    le faccende fatte in strada le aspirazioni di una giovane donna.
    Quando leggo ste cose trovo che sia stato bello scendere nel mondo dei blogger.
    Ciao
    Fai il buon natale a tu sorella.

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  3. Ciao Aldo, hai ragione, un vero peccato!
    un abbraccio

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  4. grazie Massimo, ricambio il complimento dicendo che per me tu sei stato un felice incontro, mi piace molto come scrivi, e i tuoi post sono un appuntamento fisso nella mia frequentazione dei blog.
    Mi pare anche che evochiamo a volte un mondo che se non si assomiglia si riconosce.
    Un buon Natale anche a te.
    Riferirò a mia sorella, quando tornerà, perché oggi è partita per una vacanza in Cappadocia (beata lei che se la gode da pensionata, mentre io, causa Fornero, sono ancora troppo giovane!)
    A presto!

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    1. Non lamentarti della giovinezza.
      La settimana passata ho avuto paura che chiudessi bottega.
      Ciao.

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  5. Ciao, Nina, quanti ricordi, in quella via Tripepi, piena di belle ragazze, che sognavano l'amore.Pina era anche amica mia, simpatica, spontanea diversa dalle sue sorelle che quelle sì, un po se la tiravano. L'ho rivista anch'io a quel funerale. Non nascondeva la felicità di rivederci e di ricordare insieme a noi la sua giovinezza.Terry

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  6. Magistrale racconto, illuminato da divertenti guizzi, come il simpatico "nozzole". Anche sorprendente, perché più vai avanti nella lettura più pensi che per la protagonista finirà malissimo, e invece...
    Ma che bella, poi, quella tua genuina ammirazione per una persona che quasi tutti gli altri invidiavano, o giudicavano male...

    Un abbraccio!

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  7. Ciao Nick, le tue parole mi mandano in sollucchero!
    Grazie di cuore
    à bientot!

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  8. Che racconto perfetto..tanto da farci non solo leggere , ma vedere , come fosse un film i vari personaggi
    Sono arrivata alla fine , delusa di aver letto troppo velocemente e aspettando ancora qualcosa, chissà il matrimonio dei figli, la nascita dei nipoti e Lei, sempre con il suo dondolio e le sue unghie laccate!
    Sublime!

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  9. Nina,
    leggendoTi, ho come visto un film di Vittorio De Sica, in bianco e nero. Vedevo Te bambina con i Tuoi grandi occhi neri e sognatori, immedesimarTi in quell'esempio di femminilità diversa dal resto del paese. Vedevo Pina, lontana e pure radice di quell'ambiente che rispecchiava già il Tuo acerbo sentire, diverso dal dogma di una cultura conservatrice.

    Anche questa è felicità. Leggere i Tuoi superbi racconti di un mondo incantato, che poi tanto incanto non era :)

    Un abbraccio e felice che Tu abbia risolto con il pc.

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  10. Nella è bello, veramente bello che il mio racconto ti sia piaciuto!
    Ciò che dici mi lusinga e mi incoraggia a raccontare ancora...
    grazie!

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  11. Cara Francy,
    come ben sai, l'aspirazione di chi racconta è quella di veder trasformate negli occhi del lettore le sue parole in immagini, suoni, profumi, atmosfere. Perciò non potevi farmi complimento migliore. Grazie!
    Col PC va abbastanza bene, anche se, si sa, non sono una scheggia (postando questo racconto ho pensato a te a alla tua bravura nel sottolineare i testi con immagini appropriate, mentre io non ho trovato di meglio che quella piccola foto) comunque non mi arrendo.
    A presto e anche a te un abbraccio forte
    Nina

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  12. Delizioso racconto che esprime bene il costume di un'epoca. Dietro il ritratto di Pina si vede la vita di paese in fermento e la voglia di uscire dalla mentalità ristretta di qualche ragazza più lungimirante.

    Ciao Nina, complimenti!

    Nou

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  13. Che bel racconto Nina . Diciamo che a quei tempi non tutte le ragazze si potevano permettere il lusso di portare le gonne strette le unghie laccate tacchi a spilli .Imitare Pina in tutta la sua femminilità era il sogno di tutte noi ragazze , compreso quello di trovare un marito del nord :-) Diciamo che è stata abbastanza fortunata .Ciao alla prossima .

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  14. Cara Lina, è un piacere ritrovarti, grazie e a presto da te

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  15. Ogni volta leggere quello che scrivi è una grande emozione,grazie.
    Buona serata Nina.

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  16. ciao Achab, grazie per le tue parole. Buona serata anche a te!

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  17. Ho letto senza fermarmi neppure per prendere fiato.
    Certo che usi la penna o meglio dire la tastiera in un modo accattivante e ogni punto, virgola e parola danno emozione.

    La tua amica Pina, mi fa ricordare un detto che tra noi si usa tantissimo...mentre la bella si prepara la brutta si marita....cosa che fortunatamente non è successo a Pina gira e rigira alla fine si è maritata e se ne andata anche al nord, il sogno di tante ragazze dell'epoca.

    Che tu ammiravi la tua amica lo hai dimostrato dedicandole questo post e l'hai descritta così tanto bene che è evidente la tua ammirazione per lei, che in fondo non ti mai lasciata.Credo.

    Grazie di questo spaccato di vita che ci ha riportato indietro nel tempo...tra i carboni del ferro da stiro, i ricami del corredo e le famose maglie...gemelli.

    Ti abbraccio, ciao Nina, e stammi bene

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  18. Cara Nina, avevo sbagliato posto, sì che c'era il mio commemto! Ho scritto un altro più su, solo che ho sbagliato il nome della protagonista,visto che l'avevi cambiato per la privacy.Ancora un abbraccio, Terry.

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  19. ciao Rosy,
    grazie! mi piace che ogni volta che ci ritroviamo si riallacci quel filo virtuale che ci unisce e che si rafforza nella condivisione di ricordi che, pur nella diversità delle reciproche esperienze, scaturiscono da una matrice comune.
    Ciao cara amica!

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  20. Terry, non preoccuparti, succede anche a me!
    Infatti avevo letto il tuo commento ma poi, aprendo il post, non l'avevo più trovato.
    Rispondo da qui anche ai precedenti commenti.
    E' vero che quella di Tripepi era per noi l'età dell'oro. Almeno io la percepisco ancora oggi così e benché fossi veramente piccola, il ricordo che ne ho è prepotente. Ma ammetto che nel rievocare quell'epoca mitica, mi aiuto disinvoltamente con la fantasia.
    Ciao e torna a scrivere presto anche tu!

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  21. Olà José Maria: bem-vindo, vou te seguir com muito gusto
    atè jà

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  22. Cara Nina, ieri girando tra le carte per trovare un documento, mi è
    venuta tra le mani la poesiola che avevo scritto per un tuo compleanno. Te la scrivo qui, perché il tuo racconto sul rione Tripepi e come allora eravamo, mi ha messo addosso tanta nostalgia e
    visto che c'è il lieto fine, sono contenta di ridedicartela.

    Piccola sorellina, che in agosto sei nata,
    eri l'ultimo fiore e per questo più amata.
    Sicura e intraprendente seguisti la tua via
    e non è valsa niente la brutta malattia,
    che tentò di rubarti ancora piccolina,
    sulle braccia cullata, proprio quella mattina,
    chè papà era partito, ma che in tempo è tornato
    e con mezzi di fortuna alla salvezza ti ha portata.
    Un miracolo vero, come quello dei santi
    e sana sei tornata con gioia di tutti quanti.
    Ti ho sempre ammirata
    per come affronti la vita,
    ti abbraccio forte forte,
    la tua sorella Tita.


    Con affetto Terry.

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  23. Un bel racconto, a volte il destino è strano, ci spinge a cercare chissà chi, poi avviene un miracolo. Un abbraccio cara.

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  24. Sei bravissima anche nello scegliere le immagini. Questa somiglia alla Pina di cui parli.
    Per le dimensioni basta cliccare sull'immagine con il tasto sinistro del mouse ed apparirà la locandina che Ti permette di scegliere la grandezza e la posizione che vuoi attribuirle.Questo nella sezione "scrivi" prima di pubblicare il post.
    Per ora puoi provare ad allenarTi nella modifica delle immagini con lo stesso editore del blog, poi se vorrai Ti spiegherò come modificare l'immagine direttamente dall'HTML, è un pò più complicato :)

    Passavo per lasciare un saluto a Terry, Tua sorella, visto che non ha un blog e non la trovo, e ringraziarla per la Sua graditissima visita in "perle rubate".

    Un abbraccio a Te

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  25. ciao Riri un caro saluto anche a te e passa giorni belli!

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  26. Francy grazie per l'incoraggiamento, sei gentile ma sento di avere anni luce da recuperare. Comunque non mi arrendo e so di poter contare sul tuo aiuto.
    Mia sorella ha un suo blog che si chiama teneramenteterry
    Ti avverto che è moooolto più imbranata di me col computer, però scrive cose che è bello leggere.
    Un abbraccio a presto!

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  27. Cara Nina sto facendo una prova
    Terry

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  28. Ciao Nina .
    Passo per un saluto e un abbraccio con infinito affetto Lina .

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  29. E se a volte ci accontentassimo? Un abbraccio Nina. Bel racconto!

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  30. Nicola grazie, è sempre un piacere ricevere la tua visita.

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  31. Rischio di perdermi delle belle pagine,se non smetto di assentarmi,anche se "assenze giustificate".
    Ti leggo e davverro,come già ti hanno detto,scorrono immagini,bianco e nero,e per me anche voci,ora allegre ora solo sussurrate,e sento i profumi,gli odori dietro ogni tua parola.Il paese,la sua vita,stavano stretti a molti che coltivavano,coltivavamo,ognuno a modo nostro,aspirazioni diverse.La volontà,la testarda caparbietà,la necessità qualche volta,ci hanno fatto intravedere altri orizzonti,ci hanno aiutato a superare i confini ,..e ci hanno caricati di nostalgie e ricordi.
    Ciao Nina.

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  32. Chicchina, mi mancavano le tue parole, sono felice di leggerle.
    Mi auguro che i tuoi impegni ti lascino il tempo di frequentare il blog. Lo so, capita anche a me di assentarmi, ma è bello ritrovarsi!
    Ciao e a presto.

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  33. Un bellissimo racconto.
    Pensare che non conoscevo questo blog, così interessante e emozionante!
    Provvedo subito però, Nina.
    Mi unisco ai tuoi lettori. E con grande gioia.
    Ciao e buona giornata,
    Lara

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  34. Ciao Lara e benvenuta!
    Ti ringrazio per l'apprezzamento e mi felicito per la tua conoscenza che non mancherò di approfondire.
    (Veramente un po' ti conosco, avendoti incrociata occasionalmente in blog di amici comuni)
    A presto!

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  35. L'amore è una cosa seria:-) Conosco una persona che per aspettare il principe azzurro ricco e famoso è rimasta zitella:-)))senza esserne felice. Un abbraccio Nina e buon fine settimana.

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